L'altro
giorno abbiamo visto un film triste. Ultimo turno (2014). Un vecchio bianco in
procinto di andare in pensione e un giovane nero senza prospettive, data la
condizione sociale americana – abbastanza simile in molti altri paesi.
Il
film mostra che esiste una fossa comune ancora peggiore di quella a cui la
maggior parte di noi cerca ingannevolmente di sopravvivere quotidianamente. Se
la società è crudele con chi perde sempre la partita, ma continua a restare
almeno in panchina, è spietata e sembra mostrare il suo vero volto, tutta la
sua repressione, di fronte a quel poco o niente che ha da offrire.
Ho
sottolineato alla fine del film; “Siamo arrivati tardi,
non è più possibile contrastarlo”.
Sicuramente,
con gli strumenti che abbiamo, non c'è altro da fare se non tenere la testa
bassa, sopravvivere un giorno dopo l'altro in un'auto adulatrice meccanica.
Come
siamo arrivati a questa decrepitezza sociale?
Immagino questo iato di una vita che si ripete da secoli, come una grande opportunità, quasi impossibile da realizzare, ma reale. Se realizzassimo qualche meccanismo che possa sostituire questo vuoto esistenziale che ora si sta riempiendo di illusioni nostre e di terzi e completassimo questo spazio “vuoto” con pensieri di buon auspicio, è certo che inizialmente nulla materialmente cambierebbe e nemmeno se non lo fosse mai stato, almeno la decrepitezza della vita avrebbe lasciato il posto a un dopo meno malinconico.
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