sábado, 28 de setembro de 2024

Nuove onde

 















Dicendo quello che mi veniva in mente, in più occasioni ho dovuto mandare giù la risposta in silenzio o, qualche tempo dopo, ammettere la mia colpa, anche se tempo fa le persone sconvolte non hanno risposto con la ritorsione adeguata alle mie sciocchezze.













Poco fa, disegnando l'inizio del motto di questo esercizio, mi sono ricordato di un passaggio in cui interrogavo il mio allora amico, sulle coccole che concedeva al suo unico figlio, che aveva forse poco più di sette anni. Quando mi ha risposto è stato definitivo, “perché andavo su un carro; Dovrei far fare lo stesso a mio figlio? Perché sono stato picchiato; Devo bussare?" Ed è emerso un corollario simile. Mi ha fatto tacere, ovviamente. OH! La mia grande bocca.
















Il mio, orgoglio e insicurezza e, ovviamente, un'audacia a volte ingenua e a volte insensata che in molte occasioni si confondeva – o mescolava – con l'evidente vulnerabilità delle condizioni di allora, quando si manifestava, messa in discussione senza cognizione e, quindi, priva di ragione , lo stato e l'ambiente in cui circolavo, ponendomi in una condizione del tutto peculiare. Molto di questo è andato perso naturalmente, e ringrazio l'universo che esistano solo nella mia mente e, quando vengono a galla, come adesso, l'unico sentimento è di rammarico e tanta vergogna.













Perché ho commesso così tante cose folli? Niente di più grave, ma gran parte di questa avventatezza mi ha portato a giudizi esterni che mi sono costati, soprattutto in rapporto al mio percorso professionale, un percorso per nulla lodevole agli occhi della società. E tutto questo processo di estremo rimorso non è mai sfociato in autocommiserazione o commiserazione e forse la lucidità ottenuta riguardo ad un irragionevole stato adolescenziale/giovanile è stata raggiunta, molto più tardi, attraverso scoperte e convinzioni su altri piani: che qui c'è una stazione di passaggio, che il nostro l'esistenza terrena è parte di un piano più ampio e che momentaneamente la abitiamo secondo le regole della sopravvivenza pedagogica, quindi siamo studenti/passeggeri di un'escursione che dura qualche decina di anni per la maggior parte di noi. E altro ancora; di accettazione dell’infinito, di liberazione dall’oscurantismo – per quanto possibile –, e che tutto questo processo culmini in una continuazione dopo, che ne segue migliaia di altre, in breve, che c’è molto altro da esplorare, contro la noiosa iperbolizzazione che è ricambiato rimanendo per tutta la vita a rimuginare sugli errori commessi.















Un chiaro esempio di questo pensiero mi è venuto in mente di recente, prima ancora di iniziare questo esercizio; già con la penna in mano. Ora sottolineo il tuo pregiudizio sotto forma di domanda. Supponendo che viviamo solo un passaggio attraverso questo Piano Terrestre; In che misura le nuove ondate sono semplicemente dannose, anche se molti punti lo dimostrano e la società, generalmente paradigmatica, con i suoi interessi e tendenze si ribella contro di essa? Chiaramente questo dubbio può generare una serie di altre domande, ma restiamo a questa.












Inseriamo anzitutto un addendum non a difesa delle creazioni umane che, attualmente, in tempi sempre più brevi stanno guadagnando terreno trasformando, nel giro di decenni, la vita di milioni di persone, in peggio, chiedendoci; nella misura in cui il nostro tempo, già scarso, viene sprecato, attaccando la nuova idea mentre questa, come se acquisisse vita propria, si espande, quando sarebbe ragionevole per noi concentrare le nostre forze nell'esplorazione positiva della questione, valutando tempestivamente su questo, se l'innovazione è destinata a durare, è un'assurdità trascinarsi in una lotta estenuante contro qualcosa che prima o poi entrerà a far parte della vita di tutti. Anche perché, in questo periodo di doppia perdita, è stato più produttivo unirci, tutti, per scoprire e conoscere il presunto nemico, preparando in anticipo il nostro stato d’essere per mitigare le perniciose invasioni che, contrariamente alla nostra attuale azioni alle quali, l’alienazione iniziale e poi, sotto gli auspici di un risveglio tardivo, il tenerci radicalmente contrari, è proprio il nemico che guadagna terreno sul nostro sguardo miope o reattivo.












È innegabile che sia in atto un’evoluzione, non una, ma diverse. Anche se quello principale, cioè l’evoluzione dell’uomo, ci sembra muoversi a un ritmo lento, crediamo tuttavia che ciò sia intrinsecamente connesso allo stato pedagogico sopra menzionato. Ma gli individui stessi, anche se osserviamo la discrepanza, l’abisso sociale tra ricchi e poveri, è certo che dipende molto di più dalla persona stessa uscire dall’invisibilità, dalla vulnerabilità dell’ambiente originario dopo una certa età, che cioè, è molto più facile oggi, con molto sforzo, conquistare il mondo e migliorare la propria vita che nel XVIII secolo, per esempio, se il soggetto non avesse un posto dove morire. Tuttavia è vero che, anche se le possibilità dei dimenticati sono aumentate in modi diversi, è ovvio che sul piano dell'evoluzione umana, già menzionata, stiamo strisciando, tenendo conto del progresso dell'oggettivazione, che vola; e la discrepanza tra coloro che sono assunti per promuovere la liquidità criticata da Bauman, contro l’umanesimo dell’Illuminismo, in un confronto puntuale, è ancora maggiore della disparità tra coloro che la possiedono e la moltitudine che ne dipende.














Universi negli universi — La stragrande maggioranza non capisce che siamo inseriti nell'universo umano e che esso è completamente suddiviso in mondi particolari che automaticamente, una volta creati, si fondono e interagiscono in continua mutazione in scambi obbligati che servono obbligatoriamente per la vita. movimento in cui sono coinvolti. previsto e che è questo movimento, questa meccanica che, tuttavia, mantiene l'intero processo regolato e minimamente equilibrato; Come possiamo comprendere, rispettare e lavorare osservando l'unicità di ogni persona, quando di questa capiamo poco e, invece, comprendiamo noi stessi per comprendere tutto ciò che ci circonda?And what keeps this balance reasonable; the conflict. There is an intricate miscellany of people and disparate needs, with different tastes that orbit either the school world, the family world, entertainment or work, transforming themselves into characters that are equally different and adapted to the environment in question.















E cosa mantiene questo equilibrio ragionevole; il conflitto. Esiste un'intricata miscellanea di persone ed esigenze disparate, con gusti diversi che orbitano indifferentemente al mondo della scuola, a quello della famiglia, dello spettacolo o del lavoro, trasformandosi in personaggi altrettanto diversi e adattati all'ambiente in questione.
















Tra questi mondi empirici oggettivi in ​​cui trasmutiamo soggettivamente noi stessi, ci sono quelli chiamati paralleli soggettivi e, per la maggior parte, per niente empirici o del tutto distanti dalla comprensione umana ortodossa, quindi stati di cui, la maggior parte di loro non è consapevole della standard sociale attuale. Universi paralleli di ogni tipo, diversi come le persone, strani, peculiari e straordinari, formano un'immagine invisibile per noi, facendo perdere completamente il significato di surreale al significato della fantasia che gli imponiamo.














Davanti a lui sbatto ancora una volta la bocca sulla mia opposizione alle nuove ondate. Cosa devo fare per discutere, dare un parere o criticare le persone che abbandonano tutto per ritrovarsi in uno dei mille universi creati con l'avvento di internet, per esempio. Giochi, gare e competizioni aziendali, l'inedito gioco politico, e i più svariati comportamenti di giovani e gruppi affini?

















Non sappiamo nulla e, soprattutto, non controlliamo né abbiamo potere su nulla. Comprendiamo che siamo speciali e lo siamo, tuttavia siamo esperti nel credere in ciò che ci conviene senza studiare o impiegare più tempo, cercando di avere un contatto minimo con come e quanto le nostre nuove scommesse saranno dannose alla lunga. termine, ma questo è un banco di prova, molti dei quali sperimentali, e, se non è necessario che si verifichino, noi, sedicenti – ignorando il significato di “presunto” – detentori del potere su ciò che ci circonda, non solo consentire ma anche trovare i modi e i pregiudizi più svariati per far sì che ciò accada, a qualunque costo.














Ogni giorno sempre più il permissivismo concessoci e relegato sotto il controllo di pochi cessa di spaventare quando accediamo a vuoti di comprensione che chiariscono il mio pensiero, mantenendo inerte la mia passività d'azione, quando l'energia di questa si trasferisce nell'attività di pensare e questo mi mantiene integrato con i miei principi, che mi permettono tutto e servono da balsamo quando mi rilasso nella comprensione che tutto questo processo pedagogico è valido all'interno di un universo il cui scopo ognuno di noi prima o poi scoprirà che vivere fuori passività ragionevole è lottare contro tutti gli universi, sia oggettivi che soggettivi, che circolano intorno a noi.








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Um pouco mais do mestre...

 







“Podemos procurar boa-fé nos chefes de partido? Sua filosofia é para os outros; eu precisaria de uma para mim mesmo. Procuremos com todas as forças, enquanto ainda é tempo, a fim de ter uma regra fixa de conduta pra o resto de meus dias. Eis-me na maturidade, com toda a força do entendimento. [...] Fixemos de uma vez por todas minhas opiniões, meus princípios, e sejamos para o resto de minha vida o que eu tiver descoberto que devo ser depois de haver pensado bem sobre isso.”





Jean-Jacques Rousseau

Livro; Os devaneios do caminhante solitário.





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Com o aval do utilitarismo

 








Talvez, se utilizando da face mais vil do utilitarismo, Benjamin Netanyahu se entende avalizado a continuar assassinando mulheres e crianças inocentes quando o real motivo de sua guerra particular, sabemos, lhe serve mais, para encobrir e prorrogar seus processos de corrupção, ao que convenientemente chama, como tantos em igual situação, de perseguição política.









E o aparecimento de figuras como seus pares é uma clara amostra de quão catastrófica é a política atual, pois ele nem mesmo tem um resquício de inteligência de seu igual que abalou o Século XX com atrocidades parecidas.

 



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sábado, 21 de setembro de 2024

Quase lá

 









Ao se aproximar de um estado mais próximo da paciência, existem lapsos de impaciência da velha ânsia que tenta empurrar o tempo fazendo com que a mente insista em pensamentos sobre o que vem depois. São os irmãos alegria e felicidade se apresentando e demonstrando que ainda aqui, em um estado de contemplação, eles continuam conosco, mais ativos do que nunca, e devem ser amorosamente domados em benefício da harmonia do conjunto.



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Utilitarismo rima com egoísmo

 






O que é o Plano Terra frente ao universo; somos tudo isso? Somos, vamos colocar assim, mais, uma equipe denominada terráqueos ou humanos, e como toda equipe, só é possível conseguir alguma coisa, isto é, conquistar benesses, jogando junto. Como essa, “alguma coisa”, ainda está indefinida para muitos de nós, a ação mais razoável é, pegarmos juntos, nos respeitando mutuamente, independentemente se os membros agradam sempre.








Ao utilitarismo, para fazer uma omelete é preciso quebrar alguns ovos - Soa bonito e até desperta grande simpatia ao observar o utilitarismo tão somente sob a ótica de sua denominação barata, onde propõe “promover o prazer e a felicidade do coletivo”; mas as nuances revelam tons bastante diferentes, uma vez que o olhar míope se detenha a analisar o processo e suas condutas com as lentes adequadas. Verá que muitos daqueles que orbitam entre eles, que podem ser julgados e condenados por dificultarem o objetivo principal dos utilitaristas, devem ser eliminados em detrimento àqueles que concordam com a ideia egoísta de se dar bem.









*










Como todos os “ismos”, o utilitarismo tem suas aplicabilidades sob a ótica da ponderação e, uma vez respeitada a sentença de Kant apontada no livro Justiça, de Michael Sandel; não apenas ele, e sim, todas as doutrinas que visam o respeito humano poderão em um tempo/espaço distante, figurarem unidas em alguma espécie de hegemonia que vise o bem-estar comum:

“Uma boa ação não é boa devido ao que dela resulta ou por aquilo que ela realiza” escreve Kant. Ela é boa por si, quer prevaleça que não. “Mesmo que (...) essa ação não consiga concretizar suas intenções; que apesar de todo o seu esforço não seja bem-sucedida (...) ainda assim continuará a brilhar como uma joia, como algo cujo valor lhe seja inerente”.

Para que uma ação seja moralmente boa, “não basta que ela se ajuste a lei moral — ela deve ser praticada em prol da lei moral”. E o motivo que confere o valor moral a uma ação é o dever, o que para Kant é fazer a coisa certa pelo motivo certo.

 






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Até onde tudo é interesse?

 








O mundo corporativo atual — e não só ele — é interesseiro e voltado a bajulação inautêntica e desembaraçada, acessível a todos cujas necessidades se obriguem ou naturalmente tendam a ele se integrar. Aceitáveis, enquanto aí trabalharem fielmente sob o comando desta subjetiva cartilha de raciocínio, onde, cada um a seu modo encontre alguma maneira a dar seus pulos, para ali se manter. Não raro se valendo da velha máxima do oportunista, ensinada a todos a boca pequena que: não se incomode, uma vez simpático ao grupo, não precisa saber fazer, mas você precisa conhecer algum chegado que saiba, e então continuar entregando àqueles que estão um degrau acima, nem sempre bons resultados, desde que esses venham munidos suficientemente de alguma ordem apresentável para que os supervisores também ali se mantenham, caso precisem explicar algo inconveniente aos gerentes e diretores.















Talvez o indivíduo é encaixado no sistema através de alguém que está conseguindo se manter usando o expediente acima descrito e, portanto, tem carta branca para se situar em alguma posição privilegiada e então nosso personagem se manterá, caso também arrebanhe um séquito que igualmente segure suas pontas ao vender o que recebeu como seu, ou seja, é preciso dar elementos para o chefe imediato que, obviamente, tem se mantido com o mesmo modus operandi, onde a única diferença é a hierarquia; por sua vez, precisa também ser convincente caso seus chefes necessitem observar nos relatórios que a coisa toda continuará funcionando, mantendo assim o castelinho a gerar lucros.








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Ganhos e perdas — Quanto, a necessidade de sobreviver, que submete ao trabalho todo o homem decente, se degrada moralmente sob o jugo de um jogo nem sempre leal e que, não raro, transforma seu envolvimento em achaques que invariavelmente atuam contaminando o caráter, antes, dignamente defendido?










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sábado, 14 de setembro de 2024

Pensamentos parciais

 









 



As palavras são livres, somos, cada um de nós, que as originamos e a ela damos vida assim que as proferimos.

A palavra em si é abstrata, mas, ao incauto, ela pode ser muito bem embrulhada ao mesmo tempo que embrulha.














Desdenhosamente, meu primo brinca com o assunto; “hoje, você levanta uma pedra e sai debaixo dela, alguém que se proclama intelectual”.  Ainda que pareça exagero, é certo que temos um excesso de autores de trabalhos estudantis ligados ao assunto circulando nas redes ou tornados compêndios devido a facilidade de postar seus projetos com baixo custo.














Após um longo período dedicado ao tema, por quais motivos não sei, uma questão raramente é abordada; como migrar dos pensadores clássicos nomeados nas escolas — ação obrigatória a todo aquele que busca algum entendimento maior — para os contemporâneos, em tempos de partidarismos tolos, parcialidades camufladas ou ideias simpáticas a grande maioria?















Hoje, no país, por exemplo; temos dois influenciadores ícones e muito bem preparados em suas cátedras que se proclamam ateus, um outro, é fato que sua tendência é cristã, uma autora de livros é budista e assim por diante, porém os, ainda, alunos — ao neófito realmente interessado, não é possível deixar os bancos escolares, mesmo nas Pós, sem saber diferenciá-los e o que essas tendências causam nas suas defesas — dificilmente observarão estes perfis; o caminho comum atual, é a simpatia ao que se vê, e não ao que se fala. Sim, a palavra é o principal, mas é preciso entender que a palavra é articulada através de uma mente muito bem embrulhada, muito bem articulada, estudada para atrair simpatizantes, ou pior, seguidores e, portanto, tendenciosa.













Nos bancos escolares é obrigatoriamente permitido a lembrança de muitos homens tendenciosos, afinal eram tempos de descobertas puras, ingênuas, no entanto isso foi e serve tão somente aos bancos escolares, afinal muito do que foi dito caiu por terra ou foi totalmente devorado por pensamentos lúcidos. Debruçar-se sobre um destes que insistem em se promulgar isso ou aquilo com seus chapéus e gravatas alinhados e meticulosamente escolhidos é perder um tempo precioso; antes, voltar-se aos livros e fazer suas próprias avaliações sobre o que realmente é importante ao contexto atual para a humanidade e então descobrir que, uma grande parcela do que estamos assistindo não nos levará muito além do século XVIII.











A contextualização deve ser dinâmica e perene e seu viés precisa também ser periodicamente contextualizado por colegiados idôneos e imparciais. Quando temos o contrário, sob comandos partidários negociáveis, a tendência é o descaso para com o bem imaterial pensado que remonta tempos imemoriais, portanto, amplo e abrangente, desastradamente explorado por cabeças inábeis à grandiosidade do tema.











Era preciso entender que, assim como vários intelectuais e filósofos, todos aqueles com vieses tendenciosos, que não a abertura total, sem seus “ques” e “mas”, ou seja, que não se trate de um pensamento amplo e irrestrito e principalmente, atualizador do processo humano, não deve ser qualificado como uma filosofia, quando é, ou se trata, mais, de um pensamento cotó, devido a sua incompletude, diferente disso, ele não pode ser inteiro, muito menos íntegro, e serve tão somente como um balizador para as tendências que defende.









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